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Nipt e anomalie cromosomiche, diventa gratis il test per alcune categorie di donne in Puglia

di Simone Cataldo

Una notizia che proponiamo in maniera tardiva, la quale però cade a pennello in un periodo tutt’altro che positivo per le donne e i loro diritti. Una proposta di legge concretizzatasi per la prima volta in Puglia che, non solo rafforza la posizione della figura femminile e della sua importanza, bensì diminuisce il divario tra ricchi e poveri (argomento mai banale).

L’annuncio è arrivato lo scorso luglio ma è giusto, anche se con un po’ di ritardo, proporre e approfondire quanto sia importante l’implementazione da parte della regione Puglia del test prenatale non invasivo (Nipt) in data odierna. Questo perché l’attuale momento per i diritti delle donne è tutt’altro che positivo, basti pensare alle notizie che giungono dall’Afghanistan in seguito all’insediamento dell’Emirato islamico, oppure a quelle che arrivano direttamente dai nostri territori, con la questione dei femminicidi che ha richiamato l’attenzione dei media e di diversi personaggi pubblici. È doveroso darne lettura a poche ore dall’opposizione di Fratelli d’Italia ad una nuova legge sui femminicidi perché, a detta dei suoi esponenti, la stessa andrebbe a comparare un femminicidio alla violenza o uccisione di una persona dall’orientamento sessuale differente. Per tali motivi preferiamo spostarci ed elogiare un lavoro politico che va a difesa dei diritti di una fetta importantissima della società.

Nipt, cos’è e cosa comporta la sua introduzione gratuita

È alla fine dello scorso luglio che il consiglio regionale della Puglia approva unanimemente la legge riguardante l’implementazione del test prenatale non invasivo (Nipt), con la proposta che aveva visto come primo firmatario il consigliere del pd Donato Metallo. La regione Puglia diviene così l’unica in tutta Italia a permettere di svolgere il test gratuitamente alle donne di età superiore ai 40 anni oppure con fattori di rischio medio o alto. Seppur la legge ha un carattere sperimentale, almeno per due anni dalla sua entrata in vigore, permetterà alle fasce sopra citate di migliorare la qualità delle loro gravidanze, prevenendo anche la salute del nascituro grazie all’utilizzo di sistemi più sicuri per lo svolgimento del test. Un metodo che grazie ad un veloce prelievo del DNA fetale consentirà di riconoscere, a dieci settimane dalla gestazione, non solo il sesso fetale, bensì di entrare a conoscenza di eventuali anomalie cromosomiche.

Il Nipt si differenzia dai suoi simili (test), ad esempio l’amniocentesi e la villocentesi, in quanto non risulta invasivo e perché più attendibile, almeno secondo quanto sostenuto da una grande fetta della comunità scientifica. Le anomalie cromosomiche che possono essere valutate con questo test sono: trisomia 21 (sindrome di Down), trisomia 13 (sindrome di Patau), trisomia 18 (sindrome di Edwards) e l’aneuploidie dei cromosomi sessuali. Pertanto stiamo parlando di una scelta tutt’altro che politica, bensì umana, che vede la Puglia come promotrice di un importante test che nel resto del nostro Paese rimane a pagamento in quanto effettuato da cliniche private. Il prezzo seppur non superi i mille euro, cambia da regione in regione, ma comporta una spesa in più per le famiglie che, in particolar modo di questi tempi e nel periodo di gravidanza, devono affrontare altre importanti spese. La speranza è che tale opzione possa risultare da esempio per il resto delle regioni italiane che, se dovessero prendere una simile scelta, andrebbero a preservare i diritti di milioni di italiane.

Il commento del promotore Metallo

Il promotore Donato Metallo ha infatti specificato come si tratti di «una legge di giustizia sociale, che dà la possibilità a tutte le donne che ne abbiano bisogno di non sottoporsi a esami più invasivi e rischiosi, e alle coppie di vivere con serenità un periodo così bello e importante della propria vita». Il consigliere regionale, sul proprio profilo Facebook ha poi voluto proseguire la presentazione di questa legge, spiegando come «il test prenatale non invasivo è un esame di screening ormai diffuso per l’indagine prenatale delle aberrazioni cromosomiche, tra cui la sindrome di Down, di Patau e di Edwards. Ma è un esame possibile nei laboratori privati, a pagamento, con un costo che varia tra i 400 e gli 800 euro, finora a carico delle famiglie. Non ritengo giusto che – specifica Metallo – chi non può permettersi questa spesa debba, in caso di rischio, sottoporsi a esami con pericoli per la donna e per il nascituro, come l’amniocentesi. Non è ammissibile che ancora oggi, con un numero crescente di coppie che arrivano all’esperienza della gravidanza in età più avanzata, ci si debba trovare davanti al bivio che obbliga a scegliere tra la salute e la disponibilità economica».