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Riconoscimento facciale, Arriva la Sentinella di mezzanotte

di Salvatore Baldari

Nome in codice “Sentinella di mezzanotte”: potremmo definirlo così il nuovo approdo dell’intelligenza artificiale. Si tratta di un software di riconoscimento facciale concepito dal produttore cinese di videogame Tencent Games, che ha introdotto dal 5 luglio l’obbligo dell’identificazione nel caso in cui si stia giocando di notte.

‹‹Condurremo uno screening facciale per gli account registrati con nomi reali, che hanno giocato per un certo periodo di notte. Chiunque rifiuta o fallisce la verifica del volto verrà considerato un minore e cacciato dal servizio››. Fa sapere l’azienda.

Nelle intenzioni dichiarate, la finalità è combattere la dipendenza da videogame, che in Cina è un problema sociale talmente grave che il Governo ha dovuto prima istituire centinaia di cliniche per la disintossicazione e successivamente, nel 2019, diffondere un regolamento che impone a tutti i giocatori di fornire carta d’identità e data di nascita per giocare online.

Il servizio di Tencent al momento è attivo esclusivamente in Cina e solo per alcune piattaforme, ma non è escluso che venga adottato in altre regioni del mondo, per rispondere a problematiche di natura simile. Nel 2018, a New Delhi, il sistema è stato adoperato con successo per identificare quasi tremila bambini scomparsi. Il Garante Europeo per la Protezione dei Dati si è recentemente espresso con parere contrario all’identificazione a distanza, sebbene il tema riguardasse gli spazi accessibili al pubblico e non le applicazioni a livello corporate, come il caso Tencent.

Il riconoscimento facciale è di fatto già presente da diversi anni sugli smartphone: dal Face ID di Apple, in poi, lo sblocco degli smartphone è stato via via sostituito da questo nuovo sistema di identificazione: un algoritmo prima filtra lo sfondo (edifici, alberi, mobili) e poi distingue i tratti univoci del nostro volto. Questa tecnologia si pone oggi come turning point per traguardare un obiettivo che tutti i Governi inseguono da tempo ovvero rendere Internet più sicuro per i bambini. Un tema di attualità dopo gli ultimi episodi di cronaca nera che hanno visto protagonisti un undicenne di Napoli, lanciatosi nel vuoto seguendo le indicazioni di un gioco diffuso sui social e, ancora, un piccola di Palermo, soffocata a 10 anni dopo essersi legata una cintura intorno alla gola per una sfida su TikTok

Il riconoscimento facciale implementato a livello aziendale, come nel caso di Tencent potrebbe rappresentare un argine in attesa di provvedimenti più restrittivi che limitano l’accesso dei minori a contenuti potenzialmente letali. Tuttavia, questo tipo di tecnologia porta con sé un’altra faccia della medaglia. Ancora una volta, dobbiamo prendere in esame un’esperienza cinese, dove una vasta rete di telecamere, collocate in tutto il Paese, registra ormai quasi tutti i cittadini, attraverso il sistema di riconoscimento facciale. Una fuga di dati del 2019 ha reso bene l’idea di quanto siano pervasivi gli strumenti di sorveglianza del governo, con oltre 6,8 milioni di registrazioni in un solo giorno riprese da telecamere posizionate intorno a hotel, parchi e mete turistiche. Il più giovane soggetto ripreso ha appena 9 anni. Un “Grande Fratello” di orwelliana memoria, i cui veri scopi non sono mai stati dichiarati, tanto da far pronunciare Maya Wang, ricercatrice presso l’organizzazione non-governativa internazionale Human Rights Wach, in questi termini inequivocabili: ‹‹Il sospetto è che le autorità stiano cercando di mettere in atto una sorveglianza completa e un’ingegneria comportamentale su larga scala. Puntano cioè a creare un tipo di società che possa essere facilmente controllabile››.

Il sistema è utilizzato anche negli aeroporti come misura anti-terrorismo: molteplici compagnie aeree si affidano ad analisi biometriche del volto per rendere più sicura la fase d’imbarco. All’aeroporto di Dubai, ad esempio, 80 telecamere posizionate all’interno di un tunnel si occupano del riconoscimento facciale, mentre tutto intorno vengono proiettate immagini rilassanti. La domanda, rimane sempre la stessa: quanta privacy siamo disposti a sacrificare in cambio di maggiore sicurezza per noi e i nostri figli?