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Trump comincia dal Bronx

Era dal 2016 che Donald Trump non teneva un comizio a New York e quello svoltosi qualche giorno fa nel South Bronx aveva i presupposti di un test elettorale.

Al Crotona Park erano previste 2300 persone, se ne sono presentate circa 20000. Il distretto abitato prevalentemente da ispanici e da persone di colore rappresenta da sempre una delle roccaforti del voto democratico. L’intenzione del tycoon era quella di corteggiare l’elettorato multietnico, di convincerlo. il messaggio era chiaro: se rieletto sarà “il presidente di tutti”. Nonostante i guai giudiziari che lo vedono da settimane al banco degli imputati nel processo già soprannominato “del silenzio”, Trump procede imperterrito nella sua corsa verso la presidenza.

Il magnate si trova a rispondere davanti ai giudici per quanto avvenuto durante la precedente campagna elettorale. Per evitare uno scandalo, aveva pagato con soldi destinati alla propaganda politica, un’ex attrice a luci rosse, Stormy Daniels, con cui aveva avuto una relazione sessuale. Al grido “Long live America”, i partecipanti presenti al raduno, hanno atteso delle ore sotto la calura quasi estiva che l’ex presidente si presentasse. Fra i sostenitori molte minoranze, soprattutto sudamericani, asiatici, ma anche ebrei ortodossi. Alcuni di essi mostravano con orgoglio le bandiere israeliane.

Nutrito anche lo zoccolo duro repubblicano, uomini bianchi, provenienti soprattutto da Long Island. Uniti da un’unica granitica certezza, la rielezione del magnate. Dopo un ritardo di circa 20 minuti, rispetto all’orario previsto, accolto dalle iconiche musiche del gruppo gay “Village people”, The Donald è comparso sul palco.

Trump, nel suo discorso, durato quasi due ore, si è presentato come il presidente migliore per gli elettori neri e ispanici, rispetto all’attuale presidente in carica Joe Biden. Si è immediatamente scagliato contro le politiche democratiche, sull’immigrazione e ha insistito nel sottolineare, che “il più grande impatto” dell’afflusso di migranti a New York si è avuto “contro la popolazione nera e ispanica che perde ogni giorno lavoro, casa, tutto ciò che possiede”. Mentre il magnate procedeva con il comizio, dall’altra parte del parco si teneva una protesta contro le sue politiche. Oppositori e contestatori sventolavano enormi striscioni, cartelli e bandiere con sopra scritto “Trump non è il benvenuto nel Bronx”.

Mancano ancora diversi mesi alle elezioni presidenziali, previste per il 5 novembre, ma l’America almeno sui due candidati presidenziali non è mai stata tanto divisa.