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Blitz antimafia tra San Mauro e Caccamo, 13 arresti nelle Madonie

Documentate le richieste estorsive a imprenditori dei settori edile, immobiliare, agricolo e delle onoranze funebri, per ottenere risorse destinate ai vertici del mandamento.

Scacco ai clan di Caccamo e San Mauro Castelverde. All’alba di oggi, i carabinieri della compagnia di Cefalù in collaborazione con lo squadrone Cacciatori di Sicilia, hanno messo a segno una vasta operazione antimafia: 13 persone arrestate, ritenute affiliate alle cosche delle Madonie. 

Emesse 13 misure cautelari nelle zone delle Madonie

Associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione di armi e droga ai fini di spaccio; sono queste le accuse  di cui dovranno rispondere i 13 presunti affiliati ai clan di Caccamo-Trabia e San Mauro Castelverde. I nuovi boss, come si evince da un’accurata attività investigativa, impegnati a ricostituire l’assetto organizzativo della cupola, dopo l’arresto del capomafia della famiglia di San Mauro Domenico “Mimmo” Farinella. 

Le indagini che hanno portato al blitz

Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia sono iniziate tra il 2020 e il 2022, concentrandosi principalmente sulle attività illecite condotte da Cosa Nostra nel palermitano. Tra le attività illecite controllate da Cosa Nostra, anche il racket a danno degli imprenditori locali e affari in edilizia, dal cemento al caro estinto. Nel mirino degli investigatori, le famiglie di Cerda e Termini Imerese che controllavano la zona di Caccamo/Trabia. Colpito anche il mandamento di San Mauro Castelverde con manette ai polsi a presunti affiliali delle famiglie mafiose di Campofelice di Roccella e Collesano. 

Gli inquirenti spiegano le attività di estorsione ai danni degli imprenditori

Le indagini, hanno consentito di ricostruire le attività di estorsioni condotte nelle zone delle Madonie ai danni di imprenditori agricoli e del settore immobiliare, oltre ad illustrare il modus operandi. “Le cosche si imponevano nel tessuto sociale ed economico locale. Sono state, infatti, documentate le richieste estorsive a imprenditori dei settori edile, immobiliare, agricolo e delle onoranze funebri, per ottenere risorse destinate anche ai vertici del mandamento, uno dei quali già sottoposto a regime cautelare in carcere poiché riconosciuto colpevole di associazione di stampo mafioso”, spiegano gli inquirenti a margine della conferenza stampa. Secondo le attività investigative, inoltre, le somme di denaro accumulate andavano a confluire nelle casse dei clan. 

I nomi degli arrestati

Sono in totale 13 le persone raggiunte dall’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimagia, 5 dei quali in carcere. Si tratta di Rosolino Rizzo di 69 anni, Pino Rizzo di 54 anni, Rosolino Dioguardi di 74 anni, Pietro Cicero di 50 anni e Luigi Antonio Piraino di 62 anni. Otto, invece, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: Giuseppe Mario Muscarella, 49 anni, Massimiliano Mangano, 45 anni, Pietro Ventimiglia, 49 anni, Giada Quattrocchi, 45 anni, Gaetano Mario Piraino, 37 anni, Salvatore Leggio, 53 anni e Giuseppe Rizzo, 84 anni.

Chi è il boss Domenico Farinella

L’accusa è anche di aver ricostruito l’assetto organizzativo della cupola dopo l’arresto del boss Domenico Farinella, detto Mico, condannato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Alastra. Lo storico capo della famiglia di San Mauro Castelverde era stato scarcerato nel 2019 e nell’anno successivo è nuovamente coinvolto nell’inchiesta Alastra, accusato di aver ripreso nuovamente il comando del clan. Nel febbraio dell’anno scorso era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione. Nel gennaio scorso, invece, la Corte d’Appello ha riconfermato in buona parte la sentenza di primo grado, emessa con rito abbreviato dal gup Ermelinda Marfia. Domenico Farinella è figlio del di Giuseppe capoclan della famiglia di San Mauro Castelverde morto il 5 settembre 2017. Prende il potere dopo l’arresto del padre avvenuto il 21 marzo 1992, ma ebbe un ruolo fondamentale dopo la sua morte in carcere, dove stava scontando l’ergastolo in regime di 41-bis. Considerato tra i fedelissimi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, Farinella è stato arrestato nel 2020 dopo un anno dalla sua liberazione. Nell’aprile 2019, infatti, un ricalcolo della pena aveva consentito al boss di evitare l’ergastolo con la possibilità di tornare in libertà dopo 27 anni di detenzione. Tra le attività controllate dal clan, spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e traffico illegale di armi.