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Calcio inglese, ecco i motivi della crescita

Il dominio dei club inglesi, tra diritti televisivi, orari comodi, sponsor e ricavi da stadio

Se si cammina nei pressi dello Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, è possibile ascoltare ancora l’eco delle grida di gioia dei tifosi che, a quasi quindici giorni di distanza, continuano a rimbalzare fra le fessure in cemento dell’impianto, riversandosi sul prato da gioco e sulle strada. I quattro goal della squadra di mister Spalletti, rifilati al terribile Liverpool, sono una impresa che in pochi si dimenticheranno, non soltanto all’ombra del Vesuvio. Un trionfo per il calcio italiano.

Il dominio economico dei club inglesi

La palla è rotonda, direbbero i saggi, a testimoniare che ogni pronostico può essere ribaltato, anche quando di fronte c’è una delle squadre più forti e più ricche del panorama calcistico internazionale. Ciò che interessa sottolineare, invece, è il dominio economico delle squadre di club inglesi, facile anticamera di un altrettanto dominio tecnico. Banalmente, quante volte noi tifosi ci siamo chiesti perché la nostra squadra non può permettersi di acquistare quel campione o di trattenere il proprio dalle offerte? Ce lo siamo chiesti così tante volte che ormai ci siamo arresi. Nell’ultima sessione di calciomercato le squadre inglesi hanno speso oltre un miliardo di euro, più del doppio della Seria A e degli altri campionati europei.

Basti citare il Nottingham Forest, neopromosso in massima serie, che ha potuto permettersi una campagna acquisti da oltre settanta milioni di euro, per far diventare rosso ogni tifoso italiano.

Già dal 2011, i ricavi della Premier League erano superiori a quelli della  nostra Serie A di circa 1,7 miliardi di euro. Nei cinque anni successivi, la distanza si è ampliata notevolmente e la Premier League ha raddoppiato i ricavi mentre il nostro campionato li ha aumentati del 30%.

La Premier League, i numeri della crescita

La Premier League fa registrare una crescita annuale media del 15%, la Serie A del 5%. I ricavi prodotti dai diritti tv, dalle partnership commerciali e dagli sponsor delle squadre di serie A corrispondono d un terzo di quelli totali dei club della massima serie inglese. È possibile attribuire la prima causa di questa differenza negli introiti che la Premier League incassa dalla vendita dei diritti TV, nei propri confini e all’estero. Parliamo di 10,4 miliardi di sterline in un triennio, ovvero più di 12 miliardi di euro.

I diritti televisivi

I proventi incassati dal nostro campionato per i diritti televisivi sono pari a 3,3 miliardi di euro, praticamente quattro volte in meno. Questo permette alle squadre inglesi più piccole di incassare molto di più dei top club italiani. Nell’ultima stagione, infatti, il Norwich, ovvero la squadra inglese che ricevuto meno, si è vista arrivare 116 milioni di euro. L’Inter, ovvero l’italiana che ha ricevuto di più, ne ha incassati 84. Alla base di questo, c’è un meccanismo differente per la suddivisione dei ricavi da diritti tv, garantendo un minimo di ottanta milioni a ciascun club. In Italia, invece, la ripartizione è totalmente a favore delle grandi, generando una forbice fra la prima e l’ultima di anche settanta/ottanta milioni.

I broadcaster stranieri

A partire dalla stagione appena iniziata, i diritti Tv della Premier League, provenienti dai broadcaster stranieri varranno più di quelli interni. Parliamo di 6 miliardi di euro, un confronto impietoso con i 600 milioni maturati dal nostro campionato. Il Regno Unito è stato storicamente una delle principali potenze coloniali, con una influenza tuttora presente in molte nazioni, soprattutto in quelle del Commonwealth. Un fattore questo, non irrilevante nella costruzione di un nuovo impero mediatico.

Il meridiano di Greenwich e le partite trasmesse a orari comodi

L’Inghilterra ha potuto giovarsi del vantaggio offerto dal meridiano di Greenwich, che permette alle partite disputate nel primo pomeriggio di essere viste in contemporanea in Asia durante la tranquillità della sera e durante la colazione negli Stati Uniti. 

Un altro motivo che spiega lo strapotere economico della Premier League è la spinta dei ricavi commerciali, una differenza di circa il 60% e negli anni, nonostante la svalutazione della sterlina, diventata del 120%.

Le compagnie di volo, i principali sponsor

Da non sottovalutare il dato della sponsorizzazioni da parte delle compagnie di volo. In Premier League, il Manchester City e l’Arsenal ricevono 100 milioni di euro grazie agli accordi con società aeree, mentre in Italia, per esempio il Milan guadagna 14 milioni dal sodalizio con Emirates. La AS Roma, invece, incasserà più di 40 milioni in un triennio da Qatar Airways.

I ricavi da stadio

I ricavi da stadio dei club inglesi sono il triplo rispetto a quelli dei club italiani. Le strutture sono praticamente tutte di proprietà e all’avanguardia. Con il recente stop ai vincoli della Legge Melandri sulla commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero si potranno aprire per noi nuove prospettive di trattativa. Ma il rinnovamento degli stadi del nostro calcio, oltre ad avere un impatto non indifferente in termini macroeconomici, in termini di gettito fiscale e manodopera, è fondamentale per poter vendere il prodotto Serie A alle emittenti straniere.  Anche da dietro uno schermo, l’occhio vuole la sua parte. In assenza di idee, si potrebbe anche sfruttare maggiormente il trasferimento a Toronto di Insigne, Bernardeschi e Criscito, rendendoli ambasciatori del calcio italiano negli States, nell’ottica di future collaborazioni.  Di questo passo l’egemonia economica del calcio inglese , presto porterà ad un predominio tecnico difficilmente superabile. Se non si invertirà la rotta, ci resteranno soltanto i quattro goal del Napoli contro il Liverpool.