Caso Lombardo, aperta inchiesta per omicidio

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Caso Lombardo, aperta inchiesta per omicidio

La procura di Palermo ha deciso di aprire una nuova inchiesta a carico di ignoti ma si procede per omicidio volontario.

A distanza di circa 30 anni si continua a parlare sulla strana morte di Antonino Lombardo, il maresciallo dell’Arma dei Carabinieri trovato morto con un colpo di pistola alla tempia la sera del 4 marzo 1995 all’interno dell’abitacolo della sua macchina posteggiata nel piazzale della caserma dei carabinieri Bonsignore di Palermo. 

Caso Lombardo: una morte avvolta nel mistero

Una morte che sin da subito ha destato sospetti e misteri ma che per ben 28 anni è stata considerata come un suicidio avvenuto in caserma. Accanto al corpo del maresciallo era stato ritrovato un biglietto con scritto: “Mi sono ucciso per non dare soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita”. Il messaggio scritto abbastanza chiaro, però, ha destato sin da subito sospetti tra i membri della sua famiglia che non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. Nonostante due inchieste archiviate, è stata disposta anche la riesumazione della salma per compiere tutti gli accertamenti necessari e stabilire se realmente si è trattato di un suicidio o se il militare è stato ucciso per mano anche ignota. 

Nasce l’ipotesi di omicidio volontario

Dagli accertamenti balistici effettuati qualche mese fa, infatti, sarebbe emerso che il proiettile che ha ucciso Antonino Lombardo non sarebbe lo stesso della sua pistola d’ordinanza e ancora, la traiettoria del proiettile lascerebbe intuire che il colpo non è stato sparato dal maresciallo. Inoltre, la perizia calligrafica effettuata sul biglietto avrebbe appurato che non sarebbe stato scritto di proprio pugno. Elementi che vengono tuttora esaminati per stabilire la verità. 

Il dossier del legale della famiglia Salvatore Traina: omicidio collegato alla strage di via d’Amelio

La procura di Palermo, infatti, ha deciso di aprire una nuova inchiesta a carico di ignoti ma si procede per omicidio volontario. Il legale della famiglia Lombardo Salvatore Traina avrebbe raccolto una serie di documenti e testimonianze che sosterrebbero la tesi dell’omicidio. Un vero e proprio dossier giunto nelle mani del procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio De Lucia e del procuratore generale Lia Sava. 

Stando alla tesi del collegio difensivo, infatti, il movente dell’omicidio sarebbe collegato alla strage di via d’Amelio dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Fabio Li Muli, Walter Cusina, Claudio Traina ed Emanuela Loi. Le indagini si basano anche sulle dichiarazioni del pentito Salvatore Cancemi e sulla base di una ricostruzione dell’attentato a partire dal giovedì, il giorno in cui il maresciallo Lombardo chiamò la mogli di Borsellino, Agnese e le disse: “A breve le servirò la morte di suo marito su un piatto d’argento”. A seguito di un’ispezione effettuata all’interno della caserma Bonsignore di Palermo, inoltre vengono evidenziate la carenza delle indagini effettuate negli anni ’90 e la scomparsa di un’agenda e altri effetti personali del maresciallo Lombardo. Misteri anche dai tabulati telefonici e soprattutto dalle chiamate in uscita e sull’assenza di un’ispezione cadaverica.

La tesi del figlio Fabio

Il figlio Fabio Lombardo aveva inoltre evidenziato che il corpo priva di vita è stato ritrovato in una posizione innaturale: “E’ impossibile che dopo che ti suicidi sparandoti alla tempia vai a finire in questa posizione”. Altra anomalia è il fatto che tutti i carabinieri presenti in  caserma quella sera del 4 marzo a parte il capitano Ultimo, non abbiano sentito lo sparo. Inoltre, appare sempre più strana la decisione dei giudici di non aver eseguito sin da subito l’autopsia sul corpo della vittima  allo scopo di far rimanere sconosciute le cause della morte. 

La commissione antimafia della Regione Sicilia, intanto, ha deciso di ascoltare i figli Fabio e Rossella e su richiesta del deputato Isamele La Vardera sono stati convocati alla sede di Palazzo dei Normanni: “La commissione ha accettato la mia proposta di sentire la famiglia Lombardo, che mi ha contattato al fine di essere esaudita. Credo che questa vicenda abbia tutte le caratteristiche per essere seguita dalla commissione antimafia poiché sembrerebbe portare con sé diversi misteri”, ha spiegato.