La Rivoluzione del popolo iraniano nelle nostre piazze

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La Rivoluzione del popolo iraniano nelle nostre piazze

Abbiamo partecipato alla manifestazione di Padova che vi raccontiamo. La data dell’11 febbraio è stata scelta per queste proteste perché è l’anniversario dell’istituzione della Repubblica islamica nel 1979.

Sabato 11 febbraio in moltissime città del mondo i cittadini iraniani hanno organizzato manifestazioni per chiedere il rovesciamento della Repubblica islamica. La data per questa nuova serie di proteste non è stata scelta a caso, coincide infatti con l’anniversario dell’istituzione della Repubblica islamica nel 1979. Un anniversario, questo, non celebrato, ma sostituito con eventi a sostegno della rivoluzione del popolo iraniano che chiede la fine del regime islamico per essere di nuovo libero.

Donna, vita, libertà”, l’evento organizzato a Padova

L’11 febbraio anche l’Italia è stata sede di varie iniziative a favore della rivoluzione iraniana. Nel nord Italia la città di Padova grazie al contributo di UPDI – Unione per la democrazia in Iran, studenti e studentesse iraniane, l’associazione Le mille e una notte e APS, ha organizzato un flashmob intitolato “Donna, vita, libertà” che ha avuto luogo nel pomeriggio in piazza Cavour, correlato da una serie di incontri e dibattiti tutti a tema Iran proseguiti nel tardo pomeriggio a Palazzo Moroni, dove è visitabile, fino al 25 febbraio, una mostra fotografica a cura della dott.ssa Maryam Amirfarshi. 

La canzone inno di libertà El pueblo unido jamás será vencido in versione iraniana سرود آزادی fa da sottofondo mentre sul marciapiede vengono posizionate alcune foto dei volti delle vittime del regime. Le foto rimandano volti tumefatti e segnati dalle torture subite, volti giovani martoriati da una repressione feroce.

Nel frattempo che la canzone continua a intonare il suo grido di libertà, una catena umana di persone si forma, creando un cerchio che riempie l’intera piazza. La musica si ferma. Il silenzio dura un attimo e improvvisamente le voci dei manifestanti esplodono, intonando lo slogan divenuto simbolo di queste proteste: “Donna, vita, libertà” – “Zan, zendegi, azadi” (زن زندگی آزادی).

Tre semplici parole, ma forti, così forti da destabilizzare il potere più oppressivo, come le strofe della canzone Baraye che diviene colonna sonora durante vari interventi che si susseguono, e che ricordano: le ingiustizie e le sopraffazioni che il regime islamico attua verso i cittadini, le condanne a morte, i problemi di inflazione e la svalutazione del rial che rende la popolazione ogni giorno più povera.

Viene ricordato anche che questa rivoluzione non è esclusivamente per l’abolizione del velo, ma per far cadere la dittatura e riportare quella democrazia persa nel 1979.

Durante l’evento di Padova va in scena anche una performance preparata da alcuni manifestanti: 5 di loro si coprono il volto con maschere raffiguranti 5 vittime del regime, mentre un ragazzo, che simboleggia il potere dittatoriale, li lega stretti uno contro l’altro con una corda. Ma i prigionieri riescono a liberarsi e il dittatore finisce inginocchiato, nello stesso istante Baraye viene di nuovo cantata dai partecipanti. 

L’auspicio è che anche nella realtà il brutale potere che ingabbia letteralmente i cittadini e le cittadine iraniane presto giunga a termine.

Le altre manifestazioni, in Europa e nel mondo

Proteste contro il potere degli ayatollah, di Khamenei e del governo si sono svolte in varie capitali, come a Parigi, Londra, Oslo, Berlino, Madrid, Vienna, Stoccolma, ma anche a Sydney, Melbourne e Washington DC. Proprio a Parigi è stata organizzata una tra le più importanti manifestazioni, che, come riporta Iran International, ha visto la partecipazione di molti iraniani, alcuni addirittura giunti da altre città europee,. Conferma del fatto che esprimere il dissenso verso il sistema religioso e politico imposto in Iran, è oggi più che mai un’esigenza per il popolo iraniano. 

A partecipare a questo evento anche Niaz Zam, figlia del giornalista e fondatore di Amad News, Ruhollah Zam,  giustiziato dall’Iran nel 2020 dopo essere stato attirato da Parigi in Iraq, dove venne rapito dagli agenti di sicurezza iraniani. Durante la manifestazione la figlia del dissidente ha dichiarato: «Vogliamo solo una cosa, ed è la fine della Repubblica islamica, che si definisce repubblica ma in realtà è una dittatura». 

Durante il corso della manifestazione parigina, oltre il susseguirsi di importanti interventi, come ad esempio quello deldeputato svedese Alireza Akhondi, si è, ancora una volta, ribadita la volontà di inquadrare le Guardie Rivoluzionarie come gruppo terroristico. In tal caso ricordiamo che la risoluzione europea del 19 gennaio aveva proposto di inserire l’IRGC nell’elenco dei terroristi, intenzione bloccata ancora prima di nascere da Joseph Borrell, l’alto rappresentante per la politica estera europea, che in merito aveva asserito che per un’azione di questo tipo è necessaria la condanna di un Tribunale.

Ma il popolo iraniano non intende arrendersi, e anche alla manifestazione di Londra ha chiesto di designare l’IRGC come organizzazione terroristica. Un grido di libertà, quello proveniente dall’Iran, senza più confini.