“Fantozzi takes the bus on the fly” diventa un set Lego
23 Gennaio 2023
Il Mes, questo sconosciuto
25 Gennaio 2023
“Fantozzi takes the bus on the fly” diventa un set Lego
23 Gennaio 2023
Il Mes, questo sconosciuto
25 Gennaio 2023

La Sanità entra nella Realtà Virtuale

Tra connected care e metaverso: come sta cambiando la fruizione di alcune prestazioni mediche.

Sembra imprescindibile la fusione tra mondo reale e virtuale, tant’è che in merito, Luciano Floridi, ha coniato il termine onlife, per descrivere l’impossibilità nella nostra epoca di distinguere tra attimi di esistenza online e quelli offline. Effettivamente se si pensa al metaverso e alla realtà virtuale, esse sono state integrate nel mondo commerciale, sociale, educativo e dell’intrattenimento; per questo non stupisce che anche il settore sanitario abbia iniziato a guardare alla VR come ad una possibilità, e alternativa per compiere tutte quelle procedure che possono essere realizzate a distanza.

Immaginate di avere un consulto medico direttamente da casa vostra, evitare così il traffico, l’attesa, e poter parlare con il vostro dottore senza uscire dalla vostra abitazione. È proprio questo l’idea di una Sanità trasposta nel Metaverso e nella realtà virtuale, ovvero offrire al paziente una serie di servizi che non hanno bisogno del approccio diretto, e a cui si può accedere grazie al supporto delle tecnologie tridimensionali e immersive della realtà virtuale (VR), della realtà aumentata (AR) e dell’intelligenza artificiale (AI).

Lconnected care: per una cura decentralizzata e connessa

La commistione tra digitale e sanità si sta già realizzando con lo sviluppo della connected care. Un modello di sanità innovativa che ha lo scopo di trasformare le cure a domicilio in visite “da remoto”, passando così ad un approccio che viene definito di cura decentralizzata e connessa.

Nella connected care sono incluse la telemedicina, il monitoraggio remoto dei pazienti e lo scambio di comunicazioni tra i medici e i loro pazienti. La cura connessa può essere, ad esempio, utilizzata per una consultazione del proprio quadro clinico o per avere un breve consulto che non necessita della presenza in loco. Sfruttando le applicazioni tecnologiche (VR, AI e dispositivi wearable) a cui paziente e medico devono essere entrambi collegati, la visita avviene a distanza in tempo reale facendo risparmiare al paziente l’attesa e lungaggini burocratiche. 

La connected care, per queste sue caratteristiche, è uno modello che intende mettere al centro la prevenzione, incentivando monitoraggi costanti e decisamente più comodi per il paziente. 

Simile alla connected care, ma con una modalità nettamente più immersiva, è l’idea che fonda l’ospedale situato nella realtà virtuale. Oltre ai consulti con il proprio medico, questa tecnologia può essere anche usata per le visite verso famigliari o amici ricoverati che non si possono visitare, in modo così da dare una sensazione immersiva e completa dell’incontro, e alternativa da quella delle video chiamate. 

Ma l’aspetto senza dubbio più ambizioso del metaverso inserito in ambito sanitario è quella di poter usufruire in un futuro prossimo di consulenze in metastrutture cliniche di altri paesi e di alto livello, con specialisti altrettanto affermati e all’avanguardia, senza il bisogno di spostarsi fisicamente intraprendendo un lungo viaggio. 

A questo proposito viene da chiedersi quale sarebbe il costo di tali dispositivi e se i molteplici divari presenti nella nostra società, tra cui anche quello digitale, non causerebbe una “selezione” delle persone, in questo caso pazienti, che potrebbero usufruire di questo servizio. Il timore è che ad accedere a questa esperienza virtuale possano essere solo in pochi, ovvero coloro che possono permetterselo. 

Come e da chi saranno gestiti i nostri dati sanitari?

Non è poi da sottovalutare il fattore della gestione dei dati personali. Considerata l’enorme quantità di tracce digitali che si producono durante l’uso delle strumentazioni connesse, è importante chiedersi chi sarà responsabile e chi gestirà i dati dei pazienti: l’azienda ospedaliera o le piattaforme? 

In merito è doveroso ricordare che l’articolo 4 del GDPR regola il trattamento dei dati sanitari: “attinenti alla salute fisica o mentale di una persona fisica, compresa la prestazione di servizi di assistenza sanitaria, che rivelano informazioni relative al suo stato di salute”, che, come già raccontato da noi de LaRedazione, i dati personali a carattere sanitario, attraggono molto gli hacker, proprio per questo è fondamentale stabilire con anticipo la regolazione di essi e prevedere strumenti di cybersicurezza efficaci.