Matteo Messina Denaro, gli eredi al “trono”

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Matteo Messina Denaro, gli eredi al “trono”

Tra i papabili figurano Motisi, Fidanzati, Mineo e Auteri. Ecco chi sono.

“Morto un papa se ne fa un altro”, frase non molto utilizzata nel linguaggio mafioso che dovrà essere messa in pratica dopo la morte dell’ultimo boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Il capo dei capi, originario di Castelvetrano, era stato arrestato lo scorso 16 gennaio 2023 presso la clinica “La Maddalena” di Palermo ed è morto lo scorso 25 settembre 2023.

Morte Messina Denaro, segreti di cosa nostra portati nella tomba

Diversi gli interrogativi che sono sorti dopo l’arresto di “Diabolik” e ancora tanti misteri che Matteo Messina Denaro si è portato nella tomba. La primula rossa di Castelvetrano non ha mai collaborato con la giustizia e non ha mai raccontato ai magistrati segreti e particolari di Cosa nostra dai tempi della cattura di Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Alla ricerca dell’erede del boss

Lui stesso è stato l’erede dei capi corleonesi e per anni ha curato gli affari della famiglia fino al giorno in cui ha scoperto la sua malattia. Dopo il decesso di Messina Denaro, però, sembra non esserci un erede designato o, per lo meno, resta solo un interrogativo. Secondo gli inquirenti, il boss di Castelvetrano non ha mai perso il potere assoluto ma comunque la sua latitanza è servita a garantire gli equilibri all’interno di Cosa nostra e una gerarchia, evitando scalate non autorizzate al potere e vendette trasversali. Dopo la morte di Totò Riina avvenuta nel 2018, infatti, nel tentativo di ricostruire la Cupola nessuno consultò il capomafia trapanese, segno che non era più ai vertici dell’organizzazione mafiosa da tempo.

Di certo, la morte di Messina Denaro segna la fine dell’era dei corleonesi e della mafia stragista. Lo stesso boss era ritenuto il responsabile della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, e dell’attentato dinamitardo di Firenze che ha causato diversi morti, feriti e danni al patrimonio culturale. Rimane da capire, quale sarà il nuovo asset mafioso e come verrà riorganizzata Cosa nostra, quali sono i possibili eredi e gli affari sui quali si concentrerà la nuova mafia.

Giovanni Motisi tra i papabili

A pochi giorni dalla morte di Matteo Messina Denaro, però, spuntano i nomi dei papabili che potrebbero essere a capo della commissione regionale di Cosa nostra. Si tratta di Giovanni Motisi, soprannominato “U pacchiuni” il primo in lista, è tra i criminali più ricercati del mondo con mandati di cattura anche internazionali. Nato a Palermo, è ricercato dal 1998 e accusato a vario titolo di omicidio, associazione mafiosa e strage. Ritenuto il responsabile dell’omicidio del commissario Giuseppe Montana, del questore Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia, è stato condannato all’ergastolo. Tra i possibili eredi di Messina Denaro, spunta anche il nome di Stefano Fidanzati, fratello del boss Gaetano Fidanzati arrestato a Milano nel 2009 e morto in carcere nel 2013. La famiglia Fidanzati è sempre stata considerata vicina ai corleonesi, controlla il quartiere Arenella-Acquasanta di Palermo e svolge affari anche a Milano.

Anche Settimino Mineo in lista per prendere il posto al vertice

Altro nome è quello di Settimino Mineo, attualmente recluso nel carcere di Sassari in regime di 41-Bis. E’ stato designato il nuovo capo della Cupola dopo l’arresto di Riina. Anche Sandro Capizzi, spunta nella lista degli uomini d’onore di spicco dopo la morte dell’ultimo dei corleonesi. Capo del mandamento di Santa Maria di Gesù, è stato arrestato nel 2008 ma poi tornato in libertà, ha preso il posto del padre Benedetto Capizzi morto alcuni giorni prima di Messina Denaro.

Infine, ci sarebbe il boss Giuseppe Auteri molto legato a Tommaso Lo Presi, considerato il cassiere del clan e capo del mandamento di Porta Nuova. E’ attualmente latitante.

Mori: “Messina Denaro non ha eredi”

Il generale del Ros Mario Mori, invece, sostiene che Matteo Messina Denaro sia senza eredi. Dal 2010, infatti, non contava più nulla e non curava più gli affari dell’organizzazione. “Era l’ultimo boss, ma non è mai stato il capo della mafia. E non ha eredi, perché lui stesso era soltanto l’erede del padre, don Ciccio di Castelvetrano. La mafia con le famiglie e i vertici è morta con gli anni di piombo”, spiega Mori ricordando che in un pizzino del 2006 il boss avrebbe chiesto a Provenzano di interloquire con l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Successivamente avrebbe cessato ogni sua attività.