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Quirinale 2022: elezioni al buio per il Capo dello Stato

Sul voto presidenziale pesa un quadro politico complicato 

di Paolo Trapani

Lunedì 24 gennaio alle ore 15 iniziano le operazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica italiana. Mai come stavolta si tratta di elezioni al buio. Tra le forze politiche e tra i leader dei partiti non c’è una base di consenso, ampia e trasversale, che lasci immaginare una votazione rapida del Capo dello Stato. La sensazione per adesso è che si proceda in ordine sparso.

Maggioranza qualificata

Nelle prime tre votazioni è richiesto un quorum moltoalto, ovvero i voti dei 2/3 degli aventi diritto. L’assemblea dei grandi elettori chiamata a scegliere il Presidente è di 1.009 membri (630 deputati, 321 senatori, 58 consiglieri regionali) e nel primo trittico di scrutini la soglia di elezione è fissata a quota 673 voti. Che qualcuno possa conquistarla appare, al momento, una chimera, soprattutto per il quadro frastagliato che si scorge nelle varie coalizioni, nei partiti e nei gruppi parlamentari. 

Dal quarto scrutinio la situazione cambia, anche se i nodi politici restano. Dopo la terza votazione basta la maggioranza semplice dell’assemblea, dunque la soglia di elezione è 505 voti. La complessa cornice parlamentare però non lascia molto spazio all’ottimismo. 

Numeri e pallottoliere

È entrando nel dettaglio dei numeri delle varie forze in campo che ci si rende conto di quanto accidentato sia il percorso per scegliere il 13° Presidente della Repubblica italiana (14° se si conteggiano i mandati, visto l’unico bis finora verificatosi, ovvero la rielezione di Giorgio Napolitano nel 2013). 

Il blocco del centrodestra viaggia sui 400 grandi elettori circa (se si considerano le tre principali forze politiche di Lega, Fdi e Forza Italia). Aggiungendo altri gruppi collaterali alla coalizione dei conservatori, in teoria, si arriva intorno a circa 450 voti. 

Di contro Movimento 5 Stelle, Partito democratico e altri gruppi di centrosinistra contano nel pallottoliere uno schieramento a quota 410/420 voti. 

Nel mezzo ai due blocchi ci sono il Gruppo Misto, particolarmente affollato dopo i tanti cambi di casacca occorsi nell’arco della legislatura (oltre 100 i membri e con decine di anime e sensibilità politiche diverse), ed i grandi elettori di Italia Viva: i renziani sono 44 in totale. 

Tanti scenari diversi ed il possibile derby Draghi-Berlusconi

Visti questi numeri e con un puzzle difficile da comporre, per adesso i nomi dei papabili sono numerosi, anche se alcuni circolano più di frequente. In particolare due su tutti: Mario Draghi e Silvio Berlusconi. 

Non manca chi scommette sullo scenario del “derby” tra l’attuale Premier ed ex Presidente della Bce e il tre volte Presidente del consiglio e fondatore del colosso tv Mediaset. 

Rimangono comunque alte le quotazioni di Sergio Mattarella, la cui rielezione può scattare se si ripete uno scenario simile al Napolitano bis del 2013, ovvero quello di un’impasse insuperabile che si determini nel confronto tra i vari schieramenti. 

A quel punto le varie forze in campo potrebbero ritrovarsi unite solo intorno all’attuale inquilino del Quirinale. C’è da considerare però che, vista la lunghezza del mandato presidenziale (sette anni), anche una rielezione del Capo dello Stato in carica ha le sue difficoltà. 

Elezioni presidenziali con pandemia in atto

Quelle del 2022 sono ovviamente elezioni presidenziali particolari: si svolgono in piena emergenza pandemica e con un’onda di contagio molto significativa, dunque non hanno precedenti.

Anche le modalità di voto subiscono importanti cambiamenti. 

I grandi elettori saranno chiamati 50 alla volta in aula e voteranno in ordine alfabetico. Con ogni probabilità i tradizionali catafalchi con tendine, che si sono sempre visti nell’assemblea dei grandi elettori, saranno sostituiti da cabine di nuova generazione pensate appositamente per essere facilmente sanificate. 

In questo contesto così complesso e pieno di incognite il fattore più imprevedibile e imponderabile è capire quanti grandi elettori voteranno. Ad ora infatti non si sa cosa accadrà se qualcuno degli aventi diritti al voto presidenziale dovesse risultare positivo al tampone che è obbligatorio per entrare nell’aula. 

Tutte le operazioni saranno molte complesse e si calcola che tra la chiama degli aventi diritti, l’esercizio di voto e il completamento dello scrutinio ci possano volere almeno quattro ore. Per i primi tre scrutini si voterà una sola volta al giorno.

Curiosità e precedenti

I nomi più ricorrenti per ora vedono tutti i protagonisti della possibile elezione presidenziale (Mattarella, Draghi, Berlusconi, Cartabia, Amato, Gentiloni, Letta) che non sono membri dell’attuale Parlamento. Un fatto questo non certo neutro. 

In passato, tra i 12 Capi di Stato eletti, 4 erano stati Presidenti del Consiglio, 8 erano stati Vicepremier, 8 Presidenti di uno dei rami del Parlamento o della Corte Costituzionale. Due, infine, i Presidenti eletti dopo aver ricoperto il ruolo di Governatore della Banca d’Italia. 

Il mandato dell’attuale Presidente, Sergio Mattarella, scade formalmente il 3 febbraio. Se per quella data non dovesse esserci la nuova elezione scatterebbe la prorogatio. Una eventualità, questa, che finora non si è mai verificata. 

Berlusconi in campo?

Il centrodestra politicamente ha anticipato i tempi e ha avanzato la proposta di candidatura presidenziale di Silvio Berlusconi. Una scelta che, se confermata una volta iniziate le operazioni elettorali, lascerebbe poco spazio al dialogo con lo schieramento alternativo a Lega, Fdi e Fi. A quel punto potrebbe aprirsi uno scenario paradossale di conta parlamentare molto simile a quella già vista in passato con le votazioni thrilling sulla fiducia ai governi. In tal senso nei corridoi della politica le operazioni di scouting sarebbero già in atto, con la ricerca dei grandi elettori disposti a sostenere Berlusconi a titolo personale. Dal canto suo Draghi, dopo un anno a Palazzo Chigi, potrebbe tentare il salto al Quirinale, ma è difficile pensare che l’ampio schieramento parlamentare che sostiene il suo governo possa sostenerlo in blocco nell’elezione presidenziale. 

Una donna al Quirinale?

Proprio questo complesso quadro politico è il viatico per avere la prima elezione di una donna al Quirinale? I nomi non mancano (Marta Cartabia, Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Paola Severino), mentre i numeri sono tutti da verificare. In passato, Nilde Iotti, indicata come candidata di bandiera dal Pds nel 1992, ottenne 256 voti (non sufficienti a superare il quorum). Rimane ad oggi il miglior risultato di preferenze ottenuto da una donna in una elezione presidenziale della Repubblica italiana.