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Atzeni, il grande scrittore sardo inghiottito dal mare

A ventisette anni dalla sua morte, il ricordo di uno dei più caratteristici scrittori della letteratura italiana

Le parole evocano sentimenti, suoni, immagini. Immagini nitide e struggenti come quelle di Sergio Atzeni uno degli scrittori più caratteristici della letteratura italiana, che ventisette anni fa ad oggi venne inghiottito dalle acque agitate di Carloforte e di cui  ricorrono i settant’anni dalla nascita. Uno scrittore diverso, nell’accezione positiva del termine: perché in un una società che, da sempre, cerca di distinguersi andando in realtà ad emulare modelli vacui, Sergio Azteni seppe differenziarsi rendendo la normalità, i piccoli personaggi cittadini e le storie quotidiane protagonisti di un mondo vivace ricco di spunti.

Chi era Sergio Atzeni

Le sue storie narrano una Cagliari a tratti bizzosa, arcigna, ma al contempo dolce, suadente, ipnotica. Una Cagliari che al suo interno è ricca di quartieri con un’anima profonda, ferita e desiderosa di elevarsi. Quartieri periferici che Atzeni seppe descrivere con quell’umanità che si confà solo a chi ha l’ardire di guardare oltre. La sua prosa è ritmata, caratterizzata da una saudade dove un lessico colto si amalgama perfettamente al registro popolaresco dei contesti popolari, uno dei punti di forza delle scrittura di Atzeni che emerge nitidamente dai dialoghi tra le le due giovanissime Caterina e Luna protagoniste di ”Bellas mariposas”, a tutti gli effetti una delle opere più coraggiose e sperimentali della letteratura nostrana, così come dai romanzi quali ”Il figlio di Bakunin”, ”Il quinto passo è l’addio”, ”Passavamo sulla terra leggeri” e le poesie contenute nell’antologia ”Versus”. Atzeni è stato un viaggiatore delle parole, un sognatore unico  capace di concentrarsi e rendere concreti persino i deliri più beffardi che attraversano ciascun individuo.

Le opere e la prosa di Atzeni

E la prosa di Atzeni si muove proprio tra sogno e realtà, tra dimensione onirica e concretezza con sfondo le periferie cagliaritane: il rione di San Michele ma soprattutto Is Mirrionis con i suoi palazzi di dieci piani color ocra che sembrano sfiorare il cielo. Quei dedali di stradine che si cercano, quasi a chiamarsi l’un l’altra per poi confluire in un grande insieme dove gioie e miserie vengono esternate schiettamente, senza filtri. Gioie e miserie come quelle della delicata e struggente Maria, protagonista de ‘’E Maria ascese al cielo’’ racconto contenuto in ‘’Gli anni della grande peste’’, gioie e miserie narrate anche nelle loro accezioni più drammatiche con quel piglio ironico in grado di renderle godibili e mai prolisse. L’ironia è un altro degli elementi caratterizzanti la produzione dello scrittore nato a Capoterra, come emerge in ‘’San Pietro fra i drogati a Is Mirrionis. Quasi un apologo’’, una sorta di esilarante requisitoria dal tono popolareggiante e spigliato atta a dimostrare, una volta di più, che le periferie tutto sono fuorché sinonimo di delinquenza e degrado come, spesso, erroneamente ancora si crede.  «San Michele è come dappertutto», dichiara uno dei protagonisti del racconto, Perdu.  «I buoni e i cattivi, gli stupidi e gli astuti. Come dappertutto». Poche frasi, dirette, semplici dietro cui si cela un ideale ben più profondo: un ideale che sulla riqualificazione delle periferie poggia le sue fondamenta, rendendola virtù e scudo contro una società classista priva di quella pietas tanto cara ai latini. 

Sguardo attento e malinconico, minuzioso e mai melenso: in lui si alternano strisce di cemento alle onde di un mare cobalto tormentato, schiere di palazzi che punteggiano un cielo da cui cadono lacrime di pioggia. Cielo verso cui guardano persone comuni come Luigino e Santina protagonisti del racconto ‘’Un eroe’’ contenuto nella raccolta ‘’I sogni della città bianca’’ o come il disilluso Ruggero Gunale voce narrante de ‘’Il quinto passo è l’addio’’. Picaresco, innovatore, dritto al punto: Sergio Atzeni è stato tra i talenti più autentici del panorama letterario nostrano, inghiottito troppo presto da un mare che ha segnato tutta la sua esistenza. L’esistenza di un uomo, prima ancora che uno scrittore, capace di cogliere quelle piccolezze che troppo spesso sfuggono, gemme preziose di un mondo che procede freneticamente senza riuscire a fermarsi.