Barcellona Pozzo di Gotto: Micale decide di collaborare

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Barcellona Pozzo di Gotto: Micale decide di collaborare

Micale, amico fraterno dell’ex capomafia della famiglia barcellonese Carmelo D’amico, sta rivelando notizie sugli ultimi trent’anni di Cosa Nostra e sui capi della famiglia mafiosa che guida la provincia di Messina. 

Il clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto deve fare i conti con le attività investigative degli inquirenti che si sono avvalse delle dichiarazioni di Salvatore Micale, 48 anni esponente di spicco della famiglia mafiosa barcellonese. “Calcaterra”, così denominato da amici e conoscenti, collabora da qualche tempo con la magistratura e sta illustrando tutti i segreti, le dinamiche e le attività illecite della cosca mafiosa. 

Micale sotto interrogatorio in una località protetta

Secondo quanto riportato da “Il Giornale di Sicilia”, Micale sta attualmente fornendo i particolari ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia che lo stanno interrogando a più riprese in una località protetta. Micale ex netturbino, ha prestato servizio anche alla cooperativo “Libertà e Lavoro” per poi dedicarsi interamente al commercio di animali domestici. Amico fraterno dell’ex capomafia della famiglia barcellonese, Carmelo D’amico, sta svelando le verità nascoste degli ultimi trent’anni di Cosa Nostra allo scopo di dare un contributo notevole agli inquirenti per arrivare ai capi della famiglia mafiosa che da anni ormai guida la provincia di Messina. 

Chi è Salvatore Micale

Salvatore Micale era stato arrestato nel 2019 dai carabinieri del reparto operativo speciale di Barcellona Pozzo di Gotto nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Nemesi”. L’inchiesta si concentrava su una serie di omicidi commessi con l’aggravante dal metodo mafioso tra il 1997 ed il 2001. Nel dettaglio, l’attuale collaboratore di giustizia ha dovuto rispondere dell’omicidio di Giovanni Calafato, avvenuto nella provincia messinese il 29 settembre 1998. Assieme a lui scattarono le manette anche per altri pregiudicati che avrebbero partecipato all’omicidio del venditore ambulante, freddato nel cortile del condominio “Cavaliere” di contrada Oreto per un regolamento di conti fra clan rivali. 

Il ruolo di Micale nell’omicidio Calafato

Stando alle testimonianze di altri pentiti, quella sera, un commando di killer attese la vittima fuori il portone di casa e, al suo arrivo crivellarono l’auto di colpi di arma da fuoco. A guidare la moto utilizzata dal commando, fu Carmelo D’Amico accompagnato da Antonino Calderone, meglio conosciuto come “Caiella”. Sarebbe stato proprio Micale ad avvertire i complici dell’arrivo di Calafato con alcuni squilli di cellulare. 

Lo stesso Micale era stato condannato a 30 anni di reclusione in primo grado il 28 maggio del 2020, sentenza confermata dalla Corte d’Appello di Messina il 14 ottobre 2021. Mentre il 30 settembre 2022 i carabinieri del Ros di Barcellona Pozzo di Gotto coadiuvati da quelli della compagnia di Messina hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione nei confronti di “Calcaterra” emesso dall’Ufficio esecuzioni penali della Procura di Repubblica della provincia messinese.