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La felicità diventa un corso e spopola all’Università di Yale

Le lezioni per essere felici, con esercizi sulla scienza del Well-being, sono le più seguite del momento, anche per fronteggiare la cherofobia, la paura di essere felici.

A Yale, nel Connecticut, nasce un corso universitario che mira al raggiungimento di questi obiettivi, promuovendo uno stile di vita che porti le persone a percepire maggiormente la felicità. E’ questa “La scienza del Well-being”. Secondo la dottoressa Santos, docente di psicologia alla Yale University ideatrice del corso, è possibile vivere più felicemente. Il corso è gratuito e consiste in 20 ore di lezioni disponibili anche online, forse anche per questo è diventato quello più popolare dell’intera università.

Fino ad ora ha già portato ottimi frutti, poiché il 19% dei partecipanti e delle partecipanti, a fine corso, ha dichiarato di aver acquisito una buona dose di fiducia in se stessi/e e di aver ripreso i propri progetti sul futuro che erano rimasti soltanto dei sogni considerati irraggiungibili.

“Oggi non ci prendiamo cura dei nostri giovani se non diamo loro strategie per affrontare tutte le complesse pressioni sociali che devono affrontare. – spiega la dottoressa Santos – Stiamo deludendo i nostri giovani, davvero”.

Usa, il 37% degli studenti delle superiori ha riportato problemi di salute mentale

La pandemia è stata un’esperienza particolarmente problematica, ancor più per gli adolescenti, ed è proprio in quel periodo che è nata l’idea del corso universitario. Secondo una ricerca pubblicata su Jama Pediatrics, che ha incluso 29 studi condotti su oltre 80mila giovani, un adolescente su quattro ha avuto sintomi di depressione da isolamento per il covid. E in due anni i casi sono raddoppiati. Sono aumentate ansia, depressione, solitudine, isolamento, autolesionismo e pensieri suicidi, come conferma  un sondaggio dei Centers for Disease Control and Prevention americano, secondo cui negli USA, oltre il 37% degli studenti delle scuole superiori ha riportato problemi di salute mentale durante la pandemia.

“Quando le persone sentono parlare di lezioni sulla felicità, pensano: Toh, ecco un’altra persona che dice agli adolescenti che devono essere sempre felici – scrive Santos – Ma la verità è che è importante conoscere i modi appropriati per ascoltarli e reagire ai loro problemi, in modo da poter comprendere il messaggio che cose come la tristezza, l’ansia o la rabbia potrebbero inviare e quindi incanalarlo in una direzione appropriata”.

Perché essere felici non è facile 

La felicità però a volte può essere difficile da raggiungere, perché ci si lascia travolgere da un senso di avversione nei confronti di tutto ciò che può avere dei risvolti positivi. In certi casi, si ha la netta convinzione che la felicità non sia uno stato definitivo e che quindi può svanire o dare seguito a disgrazie o situazioni spiacevoli. Chi ne soffre attiva inconsciamente un meccanismo di autosabotaggio nei confronti di qualsiasi manifestazione di contentezza. Ciò avviene perché si tende a proteggersi dal dolore, dalle sensazioni di sconfitta piuttosto che affrontarle. 

Che cos’è la cherofobia

A tutto questo è stato dato il nome di cherofobia, termine che deriva dal greco kairós che significa “ciò che rallegra” e fóbos che sta per “paura”. In psicologia è definita come una forma d’ansia anticipatoria che preclude di raggiungere uno stato di felicità. Non è una vera e propria patologia. Difatti risulta non facile da diagnosticare.

Sebbene non sia inserita nell’ultima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), la principale risorsa per la diagnosi delle patologie di salute mentale, la cherofobia è oggi identificata dagli esperti proprio come una forma d’ansia anticipatoria che preclude di raggiungere la felicità.

Spesso si tende a credere che essere cherofobici equivalga a sentirsi depressi. In realtà la cherofobia è una condizione diversa dalla depressione e per certi versi in netta antitesi. La cherofobia, infatti, porta a mettere in atto, più o meno consapevolmente, dei comportamenti che finiscono per avere profonde ripercussioni sulla vita sociale, lavorativa e sentimentale, costituendo un forte limite al processo di crescita, sviluppo e realizzazione personale. In altre parole, avere paura della felicità finisce davvero per limitare fortemente la possibilità di esserlo.

Gli esperti hanno individuato alcuni atteggiamenti comuni a chi soffre di cherofobia. Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione:

1.Tendenza ad evitare opportunità che potrebbero condurre a cambiamenti di vita positivi. Chi soffre di cherofobia certamente è una persona che tende ad evitare di intraprendere delle esperienze o seguire determinati eventi della vita, perché ha un forte timore che possano tramutarsi in infelicità e quindi sofferenza

2.Rifiuto a prendere parte ad attività divertenti e occasioni social

La persona che soffre di questa problematica, inoltre, tende anche a rifuggire l’incontro con gli altri in contesti sociali, che rappresentano per lui una fonte di ansia e stress.

3. Senso di colpa

La felicità è poi spesso percepita dal cherofobico come qualcosa per cui sentirsi in colpa e a cui, sicuramente, seguirà una punizione.

4. Paura di attirarsi critiche e giudizi negativi

Chi è vittima di questo tipo di fobia è convinto anche che, qualora dovesse sperimentare una condizione di felicità, si attirerebbe come conseguenza qualcosa di negativo. Uno dei timori più frequenti è proprio che gli altri possano esprimere giudizi e critiche o, semplicemente, potrebbero non gioire della condizione positiva provata.

5. Tendenza a negare o nascondere i propri traguardi

Proprio per questi motivi, il cherofobico tende anche a negare o tenere nascosta la propria felicità persino con le persone che rappresentano un punto di riferimento affettivo importante.

6. Tendenza all’auto-sabotaggio

Considerando la felicità come una sorta di minaccia, il cherofobico tende a mettere in atto comportamenti di difesa che si manifestano, oltre che con l’evitamento di situazioni che potrebbero generare contentezza, anche con veri e propri meccanismi di auto-sabotaggio.

7. Esperienze negative vissute in passato

Ad accomunare il vissuto di chi soffre di cherofobia, infine, sono spesso anche esperienze traumatiche subite nel passato e che hanno finito per minare il senso di ottimismo, fiducia e sicurezza verso gli altri e l’esterno.