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Pier Paolo Pasolini e i tre dna non analizzati

È appena stata chiesta alla Procura di Roma la riapertura delle indagini sulla morte dell’intellettuale 

5 marzo 1922: nasce Pier Paolo Pasolini. Lo scorso anno è stato ricco di celebrazioni in Italia e non solo per il centenario della nascita di uno dei più grandi intellettuali italiani del ‘900. Nel frattempo un altro anno è passato e, oltre a celebrarlo, tanti chiedono ancora verità e certezze sulla sua uccisione, avvenuta il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia. Un’uccisione brutale, una verità processuale tentennante, quasi cinquant’anni di libri, articoli, documentari e ipotesi senza riuscire a mettere un punto definitivo alla vicenda. Ne avevamo parlato pochi mesi fa in un’intervista con il documentarista e scrittore Paolo Cochi che, in collaborazione con lo storico avvocato della famiglia Pasolini Nino Marazzita e il criminologo Francesco Bruno (recentemente scomparso), ha realizzato lo scorso anno il libro “L’ultima notte di Pasolini”. Molti tasselli che non combaciano, le testimonianze ignorate, il personaggio a dir poco contraddittorio di Pino Pelosi, unico condannato per un omicidio palesemente commesso da più persone, le ipotesi su un’uccisione a sfondo politico fino alla pista della restituzione delle pizze del film “Salò”, argomento tirato in ballo dal boss della banda della Magliana, Maurizio Abbatino.

Quello che pochi sanno è che per tentare di fare luce sui colpevoli abbiamo a disposizione tre dna, non riconducibili a Pelosi, da analizzare.

I tre dna a disposizione 

Come riportato dall’avvocato del cugino di Pasolini, Stefano Maccioni intervistato da Cochi, nel 2010 venne riaperto il caso e il Ris di Roma esaminò i reperti che riguardavano l’omicidio.

Abbiamo tracce di tre diversi dna, in particolare la prima riguarda le tracce di sudore su un plantare rinvenuto nell’automobile di Pasolini (mai visto prima dalla cugina che la mattina dell’omicidio aveva lavato la vettura), la seconda è una traccia di sangue all’interno dei jeans di Pasolini che potrebbe essere legato ad una persona ferita durante la colluttazione e la terza riguarda ancora sangue rinvenuto sulla maglia di Pasolini, macchia riconducibile allo stesso e a uno sconosciuto. Pertanto possiamo affermare che esistono almeno tre persone mai individuate, ma ad oggi ancora non conosciamo chi sono.

Proprio in questi giorni, però, lo stesso avvocato Maccioni ha provato nuovamente ad aprire una crepa nel muro di silenzio sulla morte di Pasolini e, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti, ha consegnato alla Procura di Roma un’istanza “popolare” per chiedere la riapertura delle indagini. 

I negativi del suo ultimo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”

I tre dna e le dichiarazioni di Abbatino che sostiene che Pasolini venne attirato dopo un furto commissionato, per recuperare i negativi del suo ultimo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” e lì brutalmente ucciso, aggiungono importanti elementi per riscrivere la storia dell’omicidio. Da chi venne commissionato? Quali erano i legami con la nascente banda della Magliana?

Come sappiamo, I tempi della giustizia sono lunghi e il caso decisamente intricato e corposo. Come dichiarato dall’avvocato all’Agenzia Dire, si tratta di centinaia di pagine contenenti tutte le attività svolte finora e i nuovi elementi aggiunti, un enorme fascicolo lungo cinquant’anni dovrà essere esaminato dalla Procura. Attendiamo quindi la decisione della stessa sulla riapertura o meno del caso.

E’ importante notare, come forse sull’onda del centenario della nascita, si parli molto più di Pasolini rispetto al passato e l’interesse per le sue opere, per il suo enorme lascito, può rappresentare la spinta per arrivare finalmente ad una verità attesa da troppi anni. Casi intricati, errori giudiziari, criminalità organizzata, estremismi politici, strategia della tensione, spesso tutto si mescola in numerosi casi italiani e questo è uno di quelli. Ma non siamo in una puntata di “Blu Notte”, siamo nel 2023 e la certezza è che alla vita di uno dei più grandi e più scomodi intellettuali che l’Italia ricordi è stata messa la parola fine e oggi, forse, una piccola luce si è accesa.