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Rifiuti nucleari, il Deposito nazionale non può più attendere

di Antonella Testini 

Il Deposito nazionale non è più rinviabile.

Conclusa la prima fase, cresce lattesa per la Cnai.

Il Deposito unico nazionale per le scorie nucleari è una necessità per tutto il Paese. Per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi disseminati in oltre 22 deposti momentanei presenti su tutto il territorio nazionale e per rispondere alle continue pressioni dell’Europa. Sono queste le conclusioni espresse a più voci durante l’ultima plenaria di chiusura del Seminario per l’individuazione del Deposito nazionale per i rifiuti nucleari. Una carrellata di vip tra cui il vice ministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin, il  sottosegretario alla Transizione Ecologica, Vannia Gava e il sottosegretario al Ministero dell’Interno, Ivan Scalfarotto hanno alternato i loro interventi a quelli di grandi esperti internazionali in materia di rifiuti nucleari.

Tante voci. Un unico pensiero: il deposito si deve fare.

Il dibattito nazionale sul Deposito

Oltre 160 i partecipanti al Seminario, avviato lo scorso 7 settembre e articolato in 9 appuntamenti dedicati ai territori momentaneamente individuati come “possibili aree idonee” dalla Cnapi. Incontri durante i quali i parerei tecnici hanno fatto da contraltare alle tante prese di posizione provenienti soprattutto dai territori e dalle amministrazioni locali decise a difendere le proprie tradizioni e le proprie tipicità. E per nulla disponibili, da Nord a Sud, a sacrificare una fazzoletto di terra per il “bene del Paese”. Diversi i temi trattati tra cui la rispondenza delle aree individuate nella CNAPI ai requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e a quelli nazionali individuati dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione). Inoltre, sono stati illustrati gli aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e i benefici economici e di sviluppo territoriale collegati alla realizzazione dell’opera e alle misure compensative previste. Tante le critiche mosse dai cittadini e dalle amministrazioni locali che hanno definito la Cnapi “obsoleta, superficiale e non rispondente alla realtà”.

Lultimo incontro

“Il Seminario nazionale è stato un momento significativo di corretto confronto democratico con tutti gli attori interessati alla realizzazione dell’opera”, ha aperto i lavori Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica.

“Il Seminario – ha commentato Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin – è stato un  momento di confronto significativo con i territori di riferimento. L’ampia partecipazione dei cittadini e dei principali stakeholder ci ha consentito di rispondere ai diversi interrogativi che ruotano attorno alla realizzazione del Deposito e di sottolineare, una volta di più, la necessità di tale infrastruttura per il Paese al fine di chiudere il ciclo del nucleare italiano e di gestire in maniera più sostenibile e sicura i rifiuti radioattivi, inclusi quelli prodotti dalla medicina nucleare, dall’industria e dalla ricerca scientifica”.

Tra gli intervenuti anche i rappresentanti delle sigle sindacali tra cui Simona Fabiani di CGIL, autrice di un interessante excursus con il quale ha rivolto l’invito ai tecnici Sogin e alla politica tutta a “scegliere l’area dove allocare il Deposito, secondo precise indicazioni scientifiche e senza ricorrere al facile ricatto dei 700 nuovi posti di lavoro per convincere territori piegati dalla disoccupazione. Non sarebbe politicamente e moralmente corretto”.

“Ringrazio i partecipanti al Seminario Nazionale per gli eccellenti contenuti posti a fattor comune in queste settimane passate insieme – ha dichiarato Fabio Chiaravalli, Direttore della Funzione Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di Sogin a cui è toccato il compito di riassumere il percorso sin qui svolto. “Ritengo che lo scopo preposto sia stato raggiunto al meglio. È stata acquisita dai territori una ragguardevole mole di documenti tecnici di dettaglio, anche dal punto di vista della cultura e delle tradizioni dei luoghi – ha aggiunto – che costituirà un efficace contributo nell’ambito delle attività per la stesura della prossima Carta Nazionale delle Aree Idonee”. A chiudere i lavori il presidente di Sogin, Luigi Perri, che ringraziando tutti per il lavoro svolto ha auspicato “Che si arrivi alla definizione dell’unica area idonea, senza forzature”. Il Seminario Nazionale si concluderà il 15 dicembre con la pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. (https://www.seminariodepositonazionale.it/ )

La seconda fase: dalla Cnapi alla Cnai

Si aprirà così la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali altre osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione della proposta di Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI), che terrà conto dei contributi emersi nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica. Al termine di questa fase, con la pubblicazione della CNAI, le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento. “Quando abbiamo iniziato ci è toccato studiare oltre 30 milioni di ettari di territorio nazionale – ha spiegato Chiaravalli – Ne abbiamo stralciato oltre il 99%, per la precisione il 99,93%. Dello 0,07% rimanente, ci servono solo 150 ettari per vivere tutti in piena sicurezza.

Il percorso è ancora lungo e certamente pieno di insidie, ma in chiusura lo stesso Chiaravalli ha ammesso: “Ci stiamo lavorando dal 2010 non possiamo più rallentare un processo necessario per tutti”.