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Referendum giustizia, ecco cosa prevedono i cinque quesiti

di Salvatore Baldari

Domenica 12 Giugno saremo chiamati alle urne per esprimerci sui quesiti referendari sul tema della giustizia. Si tratta di un referendum abrogativo, cioè una consultazione popolare in cui gli elettori, crociando il NO o il SI’, chiederanno di mantenere o di cancellare dal nostro ordinamento le leggi contenute nelle schede.

Per essere valido, sarà necessario raggiungere il quorum, con una partecipazione di almeno il 50%+1 degli oltre cinquantuno milioni di elettori, chiamati ad esprimersi.

Come detto, il tema è quello della giustizia, su punti che potrebbero apparire fin troppo specifici e tecnici, con quesiti scritti in linguaggio probabilmente incomprensibile, ma che calati nella quotidianità si rivelano più vicini a noi di quanto possiamo immaginare.

Scopo di questo articolo è provare a fare chiarezza, spiegando i cinque quesiti in modo semplice, senza parteggiare per l’una né per l’altra parte.

L’unico invito che ci permettiamo di rivolgere ai nostri elettori è di votare, così da poter raggiungere il quorum richiesto.

Scheda Rossa: Primo Quesito

Il quesito interviene sulla cosiddetta Legge Severino, che prevede per reati specifici (vedi quelli gravi contro la pubblica amministrazione) la incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per parlamentari, rappresentanti di governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali in caso di condanna, anche in primo grado nel caso di questi ultimi.

In questi quasi dieci anni di sua applicazioni sono stati molti i casi di sindaci e amministratori locali che sono stati sospesi, per poi risultare innocenti o assolti, con un inevitabile danneggiamento della loro vita politica e privata.

Votando SI’: si elimina l’automatismo dell’incandidabilità o decadenza dal ruolo, lasciando la facoltà di decidere in merito ai giudici.

Votando NO: si confermano gli effetti attuali della legge Severino.

Scheda Arancione: Secondo quesito

I cittadini sono chiamati ad esprimersi sulla “reiterazione del reato” fra le motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini, prima del processo.

Per reiterazione del reato si intende il rischio che il soggetto in questione commetta ancora quel reato. Il referendum si propone di mantenere il carcere preventivo solo per chi commette i reati più gravi, sopprimendo la presunzione di una reiterazione degli stessi.

Votando SI’: si lascia la custodia cautelare solo per questi motivi: pericolo di fuga, inquinamento delle prove e rischio di commettere reati di particolare gravità, con armi o altri mezzi violenti.

Votando NO: si mantiene la legge per cui l’arresto o i domiciliari sono consentiti anche per la motivazione del pericolo della ripetizione del reato.

Scheda Gialla: Terzo Quesito

In questa scheda il focus è sulla separazione delle carriere fra chi, nel corso della propria vita professionale, può prima svolgere il ruolo di giudice giudicante e poi quello di pubblico ministero accusatore, e viceversa.

Votando SI’: si chiede un obbligo di scelta all’inizio della propria carriera tra svolgere il ruolo di pm o quello di giudici.

Votando NO: si mantiene l’attuale normativa.

Scheda Grigia: Quarto quesito

Il quesito più lungo e articolato fra quelli proposti chiede ai cittadini se è opportuno che l’operato dei magistrati possa essere valutato anche dai “membri laici dei Consigli giudiziari” (ovvero avvocati e professori), oltre naturalmente dai membri del Consiglio Direttivo della Cassazione.

Di fatto, attualmente, i giudici si giudicano fra di loro, escludendo dal dibattito gli altri operatori del diritto.

Votando SI’: si consente che i magistrati vengano valutati anche dai membri laici come avvocati e professori universitari;

Votando NO: si continueranno ad escludere dalla valutazione queste figure.

Scheda Verde: quinto quesito

La scheda verde aggiunge un capitolo all’infinito dibattito sulla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e sull’elezione dei membri togati, per mitigare l’influenza delle correnti.

Chiede all’elettore se vuole cancellare la norma che impone al magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura. L’obiettivo è eliminare il sistema delle correnti nella magistratura.

Votando SI’: si elimina l’obbligo che impone al magistrato intenzionato a proporre le propria candidatura di raccogliere un numero firme, fra le 25 e le 50.

Votando NO: si preserva l’attuale meccanismo della firme.