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Rifiuti nucleari, il deposito nazionale entro fine 2023

Il Ministro Cingolani rende noti i tempi di realizzazione e apre alle autocandidature

di Antonella Testini

Entro dicembre 2023 sarà individuato il sito per la realizzazione del deposito nazionale per le scorie nucleari.

Questa la notizia diffusa dal ministro Roberto Cingolani durante il question time di mercoledì 6 aprile in risposta alla interrogazione presentata dall’onorevole Federico Fornaro.

Il ministro della Transizione ecologica ha anche anticipato la data di entrata in esercizio del deposito prevista “secondo il cronoprogramma attuale entro il 2029. Questo in base ai tempi dettati dalla norma”.

L’interrogazione è stata l’occasione per il ministro di ricostruire l’intero percorso avviato a gennaio 2021: “La Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) è stata elaborata da Sogin sulla base degli esiti della più ampia consultazione pubblica finora mai svolta in Italia sull’infrastruttura strategica del Paese. Durante lo svolgimento della consultazione pubblica 318 soggetti hanno presentato osservazioni tutte pubblicate nel periodo gennaio 2021-giugno 2021. Successivamente si è svolto il seminario nazionale con le Regioni coinvolte e il 15 dicembre del 2021 sono stati pubblicati gli esiti del seminario. Dal 16 dicembre 2021 sono poi pervenute ulteriori 50 osservazioni ”.

Resta il nodo dei tempi.

“Dal punto di vista procedurale – ha proseguito Cingolani – si prevede che il ministero della Transizione Ecologica, acquisito il parere tecnico dell’ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e radioprotezione Isin, che si esprime entro 60 giorni, approvi con proprio decreto la carta di concerto con il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. La mappa verrà quindi pubblicata sui siti internet di Sogin, dei due ministeri e di Isin. La Cnapi propone una distribuzione su 57 aree ubicate in sei regioni: 6 in Piemonte, 22 Lazio, 1 Puglia, 4 confine fra Puglia e Basilicata, 12 in Basilicata 2 in Sicilia e 10 in Sardegna. A seguito della pubblicazione della Cnai si avvierà la fase di concertazione, finalizzata a raccogliere le adesioni d’interesse non vincolanti a proseguire il percorso da parte delle Regioni e degli enti locali nei cui territori ricadano le aree idonee, con l’obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il deposito nazionale. Ad oggi non sono state prese in considerazione le autocandidature perché l’iter previsto dalla normativa sinora non lo prevedeva. Questo aspetto è rimandato a una fase ancora successiva”.

“Su questa cosa io ho spinto fortemente”, ha sottolineato in coda il ministro “perché il deposito nucleare ci deve mettere in regola anche con il resto dell’Europa, quindi è diventato una necessità cogente”.

Parole a cui è seguita la replica dell’onorevole Fornaro che auspicando trasparenza nelle decisioni ha chiesto di considerare “la mozione approvata in parlamento relativa a parametri che in un primo momento erano stati approvati e sono le zone di pregio, le zone Unesco, le zone limitrofe, l’indice di sostenibilità ambientale”.

Ma c’è un altro fronte caldo su cui è impegnato il ministro della transizione ecologica, ovvero il commissariamento della Sogin. La notizia era entrata in cronaca a inizio anno dopo l’avvio di una indagine della guardia di finanza  a carico di alcuni dirigenti della controllata del ministero. Adesso l’ipotesi commissariamento torna in auge, dopo le pressioni della politica che continua a chiedere conto dei costi della Sogin. Interrogazioni che secondo alcune fonti giornalistiche avrebbero convinto anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi a considerare l’ipotesi di commissariamento. Ipotesi su cui tanto la presidenza del consiglio quanto il ministro della transizione ecologica non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali.