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Il blocco Anti-Occidente si incontra

Russia, Cina, India, Brasile, Sudafrica che da soli rappresentano il 40% della popolazione convocano il summit, a fine agosto in Sudafrica. A questi Paesi si aggiunge ora l’Etiopia.

C’è un mondo dichiaratamente antioccidentale e si è dato appuntamento in Sudafrica, dal 22 al 24 Agosto. Un vertice che si terrà in presenza, come ha confermato il padrone di casa, il Presidente Ramaphosa, pronto a dare l’immunità a Vladimir Putin su cui pende un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale per l’accusa di deportazione dei bambini ucraini.

Brics, il club degli ex Paesi emergenti

Russia, Cina, India, Brasile e naturalmente Sudafrica, membri del Brics, il club degli ex Paesi emergenti, che oggi a livello mondiale rappresentano oltre il 40% della popolazione, il 26% dell’economia e il 16% del commercio, hanno creato da tempo un blocco geopolitico alternativo all’Occidente.

Un club alla cui porta stanno bussando i Capi di Stato di molti altri Paesi, fra cui Iran, Arabia Saudita, Bangladesh, Argentina, Algeria.

La posizione dell’Europa

A questi si è aggiunta per ultima la richiesta ufficiale dell’Etiopia, il secondo più popoloso del continente africano. Emblematico, in questo senso, come il Palazzo dell’Unione Africana che sorge proprio nella capitale etiope sia un dono della Cina, proprio come finanziate da Pechino sono alcune fra le principali infrastrutture del Paese, fra cui l’aeroporto, la stazione ferroviaria, la diga. Eppure storicamente l’Etiopia era sempre sembrata più vicina agli interessi occidentali, al punto che pochi mesi fa vi si era recata in visita ufficiale il Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, per discutere di investimenti e migranti.

Adesso, questa richiesta di adesione ai Brics sembra mettere in discussione gli sforzi europei ed entusiasmare le aspettative degli ex Paesi emergenti, di cui recentemente si è fatto portavoce il vice-ministro degli Esteri di Pechino, il quale aveva espresso massima apertura a chi vuole entrare a far parte del gruppo.  

Una moneta comune, l’idea al vaglio

Fra le ambizioni dei Brics, di cui si discuterà nel summit di agosto, l’idea di lanciare una moneta comune, con l’obbiettivo di rimpiazzare il dollaro dal suo ruolo di valuta di riserva mondiale. In questo senso sono arrivate smentite dall’India, ma l’operazione anti-dollaro non è comunque solo un’indiscrezione complottista, perché fondate sono le voci che da quelle parti si stia lavorando alla creazione di un sistema di pagamenti alternativo allo Swift.

E fondate sono le voci sulle mosse delle banche centrali, che negli ultimi anni anni stanno acquisendo grandi quantità di oro, per garantire le rispettive valute con un asset sicuro.

E che anche la monarchia saudita ha siglato un accordo con la Cina per scambiare petrolio in yuan anziché in dollaro, significa che qualcosa si sta muovendo.

La Nuova Banca per lo Sviluppo

Nel 2014, i paesi Brics hanno istituito, con sede a Shangai, la Nuova Banca per lo Sviluppo dotata di un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari e volta a finanziare i mercati dei paesi emergenti, con l’obbiettivo palese di fungere a tutti gli effetti da contraltare del Fondo Monetario Internazionale.

Se l’alleanza Brics si trasformi anche in una anti-Nato, come aspira Putin, è tutto da vedere e ad oggi pare molto difficile. Una alleanza militare fra questi Paesi non è all’ordine del giorno, soprattutto grazie alla presenza dell’India, che ha interessi contrapposti a quella Cina, alla quale contende l’ambizione di diventare potenza principale dell’area.

L’India

L’India nel prossimo decennio dovrebbe crescere a un ritmo maggiore di quella cinese sia economicamente che demograficamente. Ha una popolazione molto più giovane e maggiormente specializzata nel comparto tecnologico.

Nuova Delhi inoltre è fra i Brics, il Paese con rapporti più amichevoli con l’Occidente, non a caso proprio il Presidente indiano è stato l’ospite d’onore a Parigi, per assistere alla parata del 14 Luglio, giornata di festa nazionale e dell’orgoglio francese. E proprio in India, molte compagnie statunitensi, europee e canadesi stanno spostando le proprie filiere industriali dalla Cina, ritenuta più stabile e affidabile.

Insomma, l’India è una garanzia che il blocco anti-occidentale per il momento non alimenti mire militari.